Psicoterapia Ipnotica e ipnosi a Sesto San Giovanni

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L’ipnosi viene vista come qualcosa che incuriosisce e attrae ma allo stesso tempo può spaventare (come tutte le cose che non si conoscono) anche per via della spettacolarizzazione che se n’è fatta nel corso degli anni; credo possa essere utile fare un po’ di chiarezza sull’argomento.

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L’ipnosi è uno stato modificato di coscienza che può attuarsi spontaneamente nella vita di tutti i giorni quando siamo in un contesto sicuro e conosciuto.

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La psicoterapia ipnotica è una forma di terapia che sfrutta lo stato d’ipnosi per superare dei momenti di difficoltà, per curare svariati disturbi, per raggiungere gli obiettivi che ci si prefigge o per cambiare dei comportamenti disfunzionali.

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La psicoterapia ipnotica che utilizzo è di matrice ericksoniana (si fonda sugli insegnamenti e gli studi di Milton H. Erickson), o meglio neo- ericksoniana.

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Per indurre lo stato di trance ipnotica non si utilizzano pendolini o altri accessori ma si utilizzano le parole, in termini tecnici definite “verbalizzazioni”.

APPROFONDIMENTI

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BREVE STORIA SULLE ORIGINI DELL’IPNOSI

L’ipnosi ha origini antichissime e molti popoli antichi riconoscevano che era possibile sfruttarla per curare diverse malattie. Lo stato di ipnosi, ottenuto in diversi modi, veniva utilizzato da fachiri indiani, da sciamani, da sacerdoti egiziani e persino da imperatori romani come Costantino e Vespasiano per avere una forma di protezione, per esplorare le proprie emozioni e per avere sollievo dalla sofferenza.

Molti secoli dopo, il primo medico che cercò di formulare una teoria scientifica sull’ipnosi fu Mesmer (1734-1815) con la sua teoria del “Magnetismo animale”. Egli sostanzialmente considerava la malattia come una forma di “aberrazione dell’armonia organica” e sosteneva che con l’ipnosi si poteva ristabilire l’armonia persa. Dopo di lui diversi studiosi si occuparono d’ipnosi dando il loro contributo e cogliendo diversi aspetti del fenomeno. Il marchese di Puysègur (1725-1825) in seguito alle osservazione di pazienti trattati con l’ipnosi arrivò a cogliere alcuni aspetti che con il tempo sarebbero stati confermati essere caratteristiche strettamente connesse allo stato d’ipnosi:

  • una forma di amnesia post-ipnotica
  • l’attivazione di risorse, talenti, capacità di cui il paziente non aveva consapevolezza.

Nella prima metà dell’Ottocento, quando ancora non si conoscevano gli anestetici chimici derivanti dall’etere e poi dal cloroformio, il medico chirurgo James Esdaile (1808-1859), utilizzando quella che chiamò “ipnotecnica”, eseguì più di 300 interventi chirurgici sotto ipnosi riducendo la percentuale di decessi chirurgici e post-chirurgici dal 50% fino quasi a zero.

Molti studiosi di indiscutibile fama hanno iniziato i propri studi e trattato i propri pazienti con l’ipnosi: il neurologo J. M. Charcot (1825-1893), il medico H. Bernheim (1837-1919), P. Janet (1859-1947) che la considerò il più efficace trattamento per le nevrosi, J. Breuer (1842-1925) e il più noto di tutti S. Freud (1856-1939). Breuer e Freud collaborarono su un caso famosissimo nella letteratura psicoanalitica “il caso di Anna O”. La paziente, trattata da Freud con l’ipnosi, aveva una diagnosi di isteria e presentava diversi sintomi che andavano dai disturbi nel parlare alle paralisi passeggere. Freud notò che con l’uso dell’ipnosi, i sintomi che portava questa paziente trovavano un senso nella sua storia di eventi traumatici che erano stati rimossi nell’inconscio. Breuer aveva constatato che questa paziente in stato di ipnosi era in grado di ricordare l’origine di molti dei suoi disturbi ottenendo anche molti vantaggi terapeutici tramite quel processo definito “catarsi” (liberazione, sfogo di emozioni potenzialmente problematiche quando rimosse). Nonostante ciò Freud abbandono l’utilizzo dell’ipnosi per dedicarsi ad altre tecniche per attuare il trattamento catartico. Probabilmente questo fu anche dovuto alle scarse conoscenze che si avevano allora sul “fenomeno ipnosi”.

Fu così che “dalle ceneri dell’ipnosi nacque la psicoanalisi” (C. N. Scilanga)

… ma l’ipnosi è come l’araba fenice e non poteva rimanere cenere.

IL PADRE DELLA PSICOTERAPIA IPNOTICA

psicoterapia ipnotica sesto san giovanni ipnosiVoglio che il mio paziente non debba aspettarsi un

Terapeuta invadente, che gli programmi il da farsi o

Addirittura glielo ordini, ma solo un attento

Osservatore che stimoli la sua mente inconscia a 

Cercare il meglio” Milton H. Erickson    

Da Mesmer in avanti, nello studio e nell’utilizzo dell’ipnosi si sono alternati momenti di estremo interesse e considerazione a momenti di abbandono e declino. Tutto questo fino a quando Milton Hyland Erickson (1901-1980) rivoluzionò il modo di concepire ed utilizzare lo stato d’ipnosi ed evidenziò che alcuni fenomeni ipnotici sono un aspetto normale della vita quotidiana. I suoi numerosi disturbi e l’esperienza di malattia (dislessia, daltonismo, sordità tonale, poliomielite ecc.) lo portarono a compiere molti studi sulla relatività delle percezioni umane, sui problemi a cui poteva condurre e sulle modalità terapeutiche più utili per risolverli. Fu proprio con l’uso dell’ipnosi, sperimentata prima su di sé, che riuscì a gestire il dolore e la riabilitazione. Da queste esperienze di vita personali iniziò i suoi studi sull’ipnosi che lo portarono ad essere uno dei più innovativi ed importanti ipnologi e psicoterapeuti di tutti i tempi.

Erickson vedeva l’utilità dell’ipnosi non solo come uno strumento d’indagine a livello inconscio ma anche e soprattutto come uno strumento curativo/terapeutico. Essenziale nella sua prassi terapeutica è il legame (da lui definito Rapport) che l’operatore doveva stabilire con il paziente e la comunicazione che doveva essere affine alla personalità, agli interessi e al linguaggio del paziente. Prima di Milton Erickson importantissimi studiosi e clinici si erano concentrati più sull’impiego spettacolare e magico dell’ipnosi, avevano messo al centro del trattamento la dimostrazione di potere, capacità e controllo del terapeuta più che il paziente con le sue risorse. Lui invece compie una rivoluzione utilizzando l’ipnosi per aiutare le persone a usare le proprie capacità (che spesso non sapevano neanche di avere), per aiutarle a migliorare se stesse, a risolvere i propri problemi e curare i propri disturbi. Erickson non si preoccupava tanto del modo in cui indurre la trance ipnotica quanto dell’impiego terapeutico che si faceva dello stato d’ipnosi. Oggi sappiamo bene che una cosa è ipnotizzare una persona, un’altra molto più complessa è utilizzare l’ipnosi per farne terapia.

“Erickson insisteva sul comportamento del terapeuta più che su quello dell’ipnotizzatore, sulla capacità psicologica più che su quella suggestiva”(G. Mosconi). Un altro aspetto molto importante, che influenzò il suo approccio terapeutico, era il suo modo di concepire “l’Inconscio”. Per Freud l’Inconscio era una parte della mente sede di forze istintuali, di pensieri, emozioni, situazioni rimosse per incapacità del soggetto di affrontarle, insomma “una palude piena di situazioni conflittuali” (G. Mosconi); Invece per Erickson l’Inconscio era una parte della mente concepita in modo molto più positivo, capace di organizzarsi nel miglior modo per la persona e che contiene anche esperienze ed informazioni positive che abbiamo appreso nel corso della vita. Erickson ci parla di una “mente inconscia” che sa più di quello che crediamo di sapere, che è sensibile e pronta a cogliere anche ciò che consciamente ci sfugge. Per effettuare la sua terapia originale, innovativa e creativa è proprio alla mente inconscia che si rivolge durante lo stato d’ipnosi.

IPNOTERAPIA ATTUALE

psicoterapia ipnotica sesto san giovanni ipnosi romina portaroÈ importante rivolgere lo sguardo sull’aspetto dell’ipnoterapia più che su quello dell’ipnosi che di per sé non ha proprietà terapeutiche.

L’ipnosi è uno stato modificato di coscienza durante il quale l’attenzione è focalizzata nel rapporto con l’inconscio dell’individuo e si discosta sempre di più dagli stimoli della realtà esterna. Lo stato di trance ipnotica è uno stato naturale che l’individuo può sperimentare spontaneamente nella sua quotidianità. Come definito da G. Mosconi (1921-2010, medico ipnoterapeuta fondatore nel 1956 dell’ A.M.I.S.I.) “trance” indica “entrata in un diverso stato della coscienza” e quando quest’ultima è indotta “permette all’operatore di evocare in modo controllato gli stessi meccanismi mentali che sono spontaneamente in azione nella vita quotidiana” (Erikson 1975).

“L’ipnoterapia è un processo mediante il quale aiutiamo le persone ad utilizzare le loro associazioni mentali, ricordi e potenzialità per raggiungere il proprio scopo terapeutico. Con la psicoterapia ipnotica si può facilitare l’utilizzazione di potenzialità e capacità che esistono già in una persona ma che rimangono inutilizzate o sottosviluppate per mancanza di esercizio o perché non comprese.” (M. H. Erickson, E. L. Rossi).

Quest’approccio può essere visto come un processo a tre stadi:

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PREPARAZIONE si esplorano le risorse e le esperienze di vita del paziente, si crea un buon rapport e si favorisce l’instaurarsi di strutture di riferimento per orientare il paziente verso un cambiamento terapeutico.

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TRANCE TERAPEUTICA è un periodo durante il quale gli abituali schemi di riferimento, a volte disfunzionali, del paziente sono alterati rendendolo più ricettivo ad altri modelli di funzionamento che tendono alla soluzione di problemi.

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VALUTAZIONE E RATIFICA DEL CAMBIAMENTO TERAPEUTICO si esaminano le modifiche degli schemi di riferimento disfunzionali e si rafforzano i cambiamenti positivi.

La cosa indispensabile per ottenere dei buoni risultati, e che contraddistingue l’ipnosi moderna, è l’instaurarsi del “rapport” definito da Erickson come “uno stato di armonia tra il soggetto e l’ipnotista che da modo a quest’ultimo di rimanere in pieno contatto con il soggetto” anche nello stato di trance ipnotica e gli permette di cogliere le reazioni, spesso di natura motoria, alle verbalizzazioni fatte e sono proprio quelle che ci guidano nel proseguimento della verbalizzazione stessa, della terapia e possono aiutarci a livello diagnostico. Come ci ricordava il Professor Mosconi, l’ipnosi è una forma di comunicazione e come in ogni comunicazione è indispensabile il rapporto che si riesce ad instaurare per gli obiettivi che si vogliono raggiungere. Nel caso dell’ipnoterapia moderna ciò che conta sono gli obiettivi che il paziente vuole raggiungere poiché non c’è buona riuscita priva di motivazioni da parte sua e perché bisogna discostare l’ipnosi da antichi preconcetti che la vedevano come una bacchetta magica o come un mezzo per far fare all’ipnotizzato ciò che si vuole.

Il valore e la validità della psicoterapia ipnotica è oggi sempre più comprovata dalle Neuroscienze oltre che dai risultati clinici. Basti pensare alla scoperta dei neuroni a specchio che ci aiutano a comprendere la possibilità di fare terapia attraverso la relazione; i neuroni a specchio sono particolari neuroni motori che si attivano durante l’esecuzione di un movimento, alla visione di un movimento compiuto da un altro essere umano o quando viene riconosciuta l’intenzione di movimento del soggetto osservato. Questo ci riporta al concetto di empatia, come capacità di entrare in relazione, decodificare e influenzare gli stati d’animo altrui che potrebbe essere spiegata da un meccanismo neuronale di questo tipo. Come sostenuto dagli anestesisti ed esperti in ipnosi e terapia del dolore, Dott. C. Antonelli e Dott. M. Lucchetti (Articolo “ Neuroni a specchio nuovo paradigma per la nuova ipnosi” apparso nell’ Agosto 2012 su www.ipnoguida.net) “i paradigmi dello stato speciale di coscienza ratificano in qualche misura l’esistenza dell’ipnosi stessa, il paradigma offertoci dal sistema specchio ci fornisce il pieno diritto di riappropriarci di una forma di medicina antropologicamente più corretta, basata sulla mediazione di istanze umane prima che tecniche, mediazione che non si genera fuori dall’uomo secondo definizioni astratte, ma all’interno dell’uomo nel contesto relazionale con i suoi simili”.

La comunicazione ipnotica può relazionarsi con le istanze più intime di ogni persona superando sovrastrutture e blocchi per facilitare il recupero di un equilibrio soddisfacente e il sollievo dalla sofferenza.

Come affermato da Ernest L. Rossi (1987) “i nuovi approcci alla guarigione psicofisica e all’ipnosi terapeutica possono essere concettualizzati come processi di accesso e utilizzazione dei sistemi di memoria, apprendimento e comportamento stato- dipendenti che codificano sintomi e problemi e quindi di ristrutturazione di questi ultimi per la realizzazione di livelli più integrati di adattamento e sviluppo”.

La teoria neo-dissociativa (Hilgard 1977) ci fornisce un modello esplicativo dello stato ipnotico secondo il quale quest’ultimo determina delle modificazioni nelle strutture di controllo cognitive, per cui i processi cognitivi dell’ipnotizzato non sono più disponibili alla coscienza ordinaria, anche se una parte dissociata dell’Io ipnotico, definita come “l’osservatore nascosto” mantiene la normale percezione della situazione. Mi ha colpito uno degli esperimenti che aveva portato i coniugi Hilgard alla formulazione di questa teoria; nell’esperimento è stato detto ad un soggetto posto sotto ipnosi che la sua mano non avrebbe sentito dolore una volta messa in un contenitore di acqua ghiacciata, egli confermò che infatti non sentiva dolore, poi gli fu chiesto di permettere di scrivere alla mano destra qualsiasi cosa desiderasse e sempre sotto ipnosi ha scritto: “Sta congelando … fa male … mettetela fuori”. I fenomeni della trance ipnotica potevano essere considerati come forme di distacco del soggetto dall’abituale modo di funzionamento della coscienza e dalla funzione di monitoraggio della realtà. Questa teoria postula l’esistenza di un sistema cognitivo multiplo, coordinato da un “Io Esecutivo” al quale sono subordinati dei sottosistemi di controllo cognitivo, organizzati gerarchicamente e l’ipnosi, come anche il sonno fisiologico, è in grado di modificare l’assetto gerarchico di questi sottoinsiemi, riducendo la dominanza dell’Io Esecutivo (Chellini 2005).

Oggi, alla luce dei risultati positivi, sempre più medici e psicologi usano l’ipnosi per trattare una vasta gamma di problemi, inoltre gli schemi comunicativi e le tecniche utilizzate da M. Erickson hanno stimolato e sviluppato modelli di aiuto (per es. la PNL) applicabili sia nella pratica psicoterapeutica che in altri ambiti relazionali.

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